Facciamo due chiacchiere con Nicolò Favaro, scrittore, sceneggiatore e autore di alcune delle storie di Favolose.
Non vogliamo mentire. Noi ci conosciamo da tanto, da molto prima che ci venisse anche solo in mente “Storie che abitano qui”, “Loud Stories” e compagnia bella. Queste 7 domande non possono che essere condizionate da questo.
Ti sei laureato con una tesi su Sam Peckimpack, hai scritto la serie tv Puffins. Cosa è successo in mezzo?
Vorrei fare il fico e dirti che “Sono andato a letto presto” ma in realtà è vero l’opposto, sono andato a letto molto tardi. Appena uscito dal DAMS di Bologna ho fatto mille lavori con una telecamera in mano, tra i quali 52 (cinquantadue) udienze del processo Meredith come operatore per varie testate (prima o poi ne racconterò) e svariati filmini di matrimonio che mi hanno portato a un totale disgusto per le riprese e ciò che concerne fare video. Quindi per una decina d’anni ho cambiato vita, prima gestendo un locale e poi avendone uno mio (e della mia socia, che è anche mia moglie, che è anche l’unica costante che ho). Poi la pandemia e l’occasione di tornare nel mondo del video, piano, in un universo fatato dove gli animali parlano e non ci sono problemi. E quindi, perché no?
Casa è dove…
C’è Adelaide, un PC e una finestra.
Qual era il tuo libro preferito da bambino e quale c’è adesso sul tuo comodino (si tengono ancora i libri sul comodino?)?
Le avventure di Jim Bottone di Michael Ende, Cipì di Mario Lodi ed Efrem soldato di ventura di Mino Milani. Parlano tutti di esseri che scappano, più o meno volontariamente, da qualcosa. Ci sarà un motivo.
Ora sto leggendo la saga di Blackwather di Michael McDowell, Due di Enrico Brizzi (Il seguito di Jack Frusciante ecc ecc) e Dissipatio H.G. di Guido Morselli, dal quale mi piacerebbe tanto trarre una sceneggiatura. Non riesco mai a leggere un libro solo, devo alternarli e sì, il comodino ce l’ho e leggo su carta.
Ti riesce meglio scrivere o cucinare?
Senza dubbio cucinare, anche perché mi accorgo subito se una cosa è venuta bene o meno, e la reazione di chi lo prova è immediata. Ma l’approccio che metto nelle due “discipline” è lo stesso. Penso a una ricetta, cerco gli ingredienti che stanno bene insieme e poi li mescolo per vedere l’effetto che fa.
Che lavoro sognavi di fare da bambino?
Astronauta e/o archeologo, come penso la maggior parte dei bambini degli anni ottanta. Sono cresciuto a pane e Indiana Jones, mentre sognavo di partire come Navigator.
Qual è la differenza principale tra lo scrivere per bambini e lo scrivere per adulti?
Il linguaggio, agli adulti le cose vanno spiegate meglio. I bambini sono più intuitivi.
Consigliaci un podcast che ami.
Anche qui non riesco a dirne uno solo, perché a seconda del momento ascolto robe diverse, comunque: Quiet Please, il podcast di Ultimo Uomo sul tennis con Scalabrin e Atturo, sto recuperando tutto DOI – Denominazione di origine inventata di Alberto Grandi e non posso iniziare la giornata senza The Essential di Mia Ceran.