Storie che abitano qui è la casa di ogni racconto, scritto da chiunque, nato in ogni momento. In questo spazio, puoi trovare le nuove voci della narrazione contemporanea, ma anche i grandi che hanno fatto la storia.
In particolare, questa rubrica si chiama “Identikit”, ed è dedicata ai maestri della narrazione. Abbiamo iniziato con Gianni Rodari, non potevamo che continuare con il padre del rovesciamento delle fiabe, dove i buoni diventano cattivi e i cattivi diventano buoni: Roald Dahl.
Identikit: Roald Dahl
Chi era?
“Forse i genitori preferirebbero che i loro bambini leggessero libri di scrittori più rispettabili di Dahl, con il suo anarchismo, la sua volgarità e la sua mancanza di rispetto per il mondo degli adulti. Ma i grandi scrittori per ragazzi, Beatrix Potter, Lewis Carroll, Lear, Kipling e Dickens — tra i quali Dahl merita di essere annoverato — avevano tutti personalità insolite e complesse”.
Così ne parlava Martin Harris sul “The Sunday Telegraph” nel 1990.
Roald Dahl, nato il 13 settembre 1916 in Galles, è stato uno scrittore britannico di origine norvegese, celebre soprattutto per le sue storie per bambini. “Io ho le chiavi dei sogni infantili…” diceva, e non potrebbe essere più vero. Le esperienze vissute durante l’infanzia, insieme agli anni difficili trascorsi in collegio, hanno influenzato profondamente la sua scrittura: l’anarchia, il paradosso, il disincanto trovano spazio in quasi tutti i suoi racconti.
L’universo di Dahl
Dahl è riuscito a mixare sapientemente fantasia, umorismo e un pizzico di oscurità. Storie in cui gli adulti sono spesso crudeli o indifferenti, i bambini sono furbi e sagaci, e fioccano personaggi straordinari e a tratti inquietanti. Titoli come “La fabbrica di cioccolato” (che puoi ascoltare, letto da Neri Marcorè per Salani Editore, proprio qui) e “Il GGG” (di cui puoi ascoltare un estratto letto da super bambine e bambini qui) hanno conquistato generazioni di lettori.
La collaborazione con l’illustratore Quentin Blake, avviata con “Il coccodrillo enorme”, ha contribuito a creare un immaginario unico e riconoscibile ancora oggi.
Parole, parole, parole
Roald inventò diversi neologismi, precisamente 283.
Queste parole, che presero il nome di “gobblefunk words”, sono disseminate in tutti i suoi libri e contribuiscono a fornire ai lettori una sensazione “sonora” di quello che stanno leggendo.
Del resto, come ben ci spiega Roberto Piumini in questo estratto di Rai Cultura, Dahl appartiene “a una cultura (quella inglese) in cui c’è una grande cura del sonoro, dell’effetto teatrale che anche le parole hanno.” E sono proprio le parole, non quelle inventate da lui, ma quelle che scelse di usare, che hanno dato vita a recenti dibattiti e tentativi di censura delle sue produzioni.
Roald Dahl e Storie che abitano qui
In questa puntata del podcast “Cosa c’entra?” de Il Post si parla di un delitto gastronomico. ”Il cosciotto d’agnello”, citato spesso tra i racconti più assurdi creati in ambito letterario, è un racconto horror di Dahl, parte della raccolta “Storie impreviste”. Un esempio della trasversalità di questo autore e della sua capacità di spaziare tra generi, mantenendo sempre alto il livello del racconto e l’attenzione di chi lo legge.
Una versatilità che ci ispira profondamente e che cerchiamo di riflettere nella nostra proposta di contenuti: dalle favole della buonanotte ai racconti horror, ogni storia può trovare casa nel nostro mondo, purché sia accessibile e alla portata di tutti.
E chissà, visto l’avvicinarsi di Halloween, potremmo avere qualcosa in serbo per i nostri ascoltatori più coraggiosi… Per scoprirlo, non ti resta che seguirci!