Facciamo due chiacchiere con Maria Regine, autrice della favola “Amelia, la topolina che vive nell’armadio”
LS: Cosa volevi fare da grande?
Maria: Tutto e niente, avevo tante idee. Finché non ho visto un documentario ambientato in un museo e mi sono detta “voglio fare qualcosa che abbia a che fare con l’arte”. Alla fine mi sono laureata in Storia dell’arte (e sto ancora cercando di capire cosa fare da grande).
LS: Qual è l’ispirazione dietro al personaggio di Amelia?
Maria: L’idea mi è venuta spontaneamente, mi faceva sorridere l’immagine di un topolino che vive in un armadio. E non ho resistito a descrivere Amelia come topo da biblioteca in pensione.
LS: C’è un messaggio o una lezione che volevi comunicare attraverso questa storia?
Maria: Che anche da un’attività apparentemente noiosa o che non ci entusiasma fin da subito è possibile ricavarne qualcosa che ci stimola. A volte basta solo approcciarsi con un punto di vista diverso.
LS: Come si rendono accessibili i temi della letteratura ai bambini?
Maria: Penso che l’unico modo possibile sia calarsi nei panni dei bambini stessi e chiedersi “come avrei voluto me ne parlassero da piccola?” Personalmente mi piace l’idea di instillare la curiosità di approfondire un tema o una storia che viene solo introdotta. E poi sono convinta che l’entusiasmo sia contagioso: se Amelia non avesse avuto passione per la letteratura, non avrebbe saputo parlarne nel modo in cui ha fatto con Ninno.
LS: Cosa non deve mai mancare in una storia per bambini?
Maria: Tenerezza, umorismo, speranza.
LS: Quali sono i libri della tua infanzia?
Maria: Ho avuto la fortuna di essere cresciuta con l’immaginario fiabesco di Shirley Barber. E ammetto che ancora oggi colleziono i piccoli volumi di Beatrix Potter.
LS: Consigliaci un podcast che ami.
Maria: Ce ne sono tanti, per cui suggerisco l’ultimo che ho scovato che è anche in tema con Favolose. Si intitola “Fairy Tales with Granny Macduff” (Little Ears Media), un podcast per l’infanzia tutto in inglese.